
SEX LIBER
Londra – Bryde Wel – 16 novembre 1556
La pioggia del tramonto sembrava dissetare il Tamigi, trapassando con disinvoltura il freddo Londinese dall’anima arrugginita. Città umida, melmosa e maleodorante, dove ogni ombra era imprigionata da anni nelle paure degli abitanti. Un malessere strisciante vagava senza meta per le strade di Londra, sfiorava silenzioso ogni casa, ogni strada, ponte e chiesa senza fermarsi mai, tra i fumi dei roghi e la speranza di cibo.
Maria I Tudor aveva inasprito la caccia ai protestanti esaltando i metodi della Santa Inquisizione importati dal Regno di suo marito, Filippo II di Spagna.
Le guerre di Filippo II nel continente richiedevano energie e denari, in larga parte elargiti da Maria a spese di un Inghilterra in crescente difficoltà economica, sociale e soprattutto religiosa.
I primi eretici furono bruciati nel gennaio del 1555, nomi eccellenti tra cui il Vescovo di Londra Nicholas Ridley, quello di Worcester, Hugh Latimer, l’arcidiacono di Westminster, John Philpot. Assieme a loro altri 75, tra uomini e donne, riconducibili a idee protestanti, venivano arsi vivi. La scarsa esperienza dei carnefici rendeva spesso le morti prolungate e dolorose. La legna verde, gli inneschi mal costruiti, torture inadeguate producevano agonie eccessive e maledettamente durature.
Maria Tudor fu ribattezzata Maria la Sanguinaria per le sue progressive inclinazioni letali e feroci contro i protestanti anglicani e calvinisti.
Maria strutturò una rete piramidale di invasati che in nome della Cristianità avrebbero dovuto purificare l’Inghilterra dagli eretici. Questo perverso modello operativo mandò al rogo migliaia di villici ignoranti, in molti casi privi di un qualsiasi fondamento religioso.
I procacciatori di anime acquisirono in breve tempo un enorme potere psicologico sugli abitanti, imponendo la loro volontà nella vita di famiglie intere. Il passo per il ricatto fisico e morale fece esplodere una fobia pericolosa, senza freni inibitori.
Bastava indicare una qualsiasi persona e sarebbe finita in carcere come eretica, conoscendo il sapore insopportabile della tortura.
Le confessioni erano solo frutto di dolori micidiali quanto insostenibili, la mente perdeva il senso della misura dimenticando ogni istinto di sopravvivenza, al cospetto di sofferenze inenarrabili.
Le donne furono alla lunga le più tartassate, fisicamente incapaci di difendersi e circondate dai pregiudizi Medioevali, se non concedevano le loro grazie a bestie senza anima nè cervello, venivano indirizzate ad una fine certa, quanto brutale e inumana.
Uno stornello popolare del 1400 dice della donna: “Dolor senza consiglio, sacco senza fondo, febbre continua che mai non fina, bestia insaziabile, foglia menata al vento, canna vuota, pazza scatenata, male senza niun bene, in casa un demonio”.
Disprezzare una donna e bruciarla, il confine è impalpabile, soprattutto se viene considerata la radice di ogni male, dal peccato dei sensi alle carestie.
S’illuminano i fari della caccia alle streghe, importata e strumentalizzata dal vecchio con-tinente, divenendo per opera della Regina sempre più estesa e massiccia, fino a tradursi in sterminio.
Era questo vento di terrore che spingeva gli occhi blu notte di Joan Brown a non staccarsi da terra, il cappuccio di canapa le copriva i lunghissimi capelli rossi, il resto delle vesti non permetteva di distinguerne il sesso.
Preferiva spostarsi con la pioggia, gli sgardi dei curiosi erano meno attenti e precisi verso chi passeggiava sotto cornicioni e sottopassi per non bagnarsi. Era permesso correre senza destare sospetti.
Mary l’aspettava ansiosa come tutti i giorni davanti la porta. Una dolcissima bambina di sette anni, rispettosa delle solitudini, in attesa che quella porta in legno con gli angoli marci si aprisse. Quel meraviglioso rumore riportava a casa amore, protezione e cibo.
Non era stata una buona giornata per Joan, al mercato aveva racimolato molto poco, non riuscendo a barattare le merci con la stessa efficacia di sempre. Il lavoro scarseggiava sempre più, e le paghe ridotte al lumicino. Sapeva di non poter sfamare entrambe, ma per Mary, sarebbe stato un pasto più che sufficiente.
Erano diversi anni che Joan aveva imparato a cavarsela da sola, la misteriosa sparizione di Ellen, una mamma folkloristica e poco presente, fu seguita qualche anno dopo dalla chiamata alle armi del papà, Matt Brown, per finanziare nuove guerre in territori Francesi. Ben presto non si ebbero più notizie di Matt e l’animo di Joan vide calare un sipario pesantissimo davanti la sua vita di neomaggiorenne. Non aveva più nulla di suo padre, pochi ricordi, qualche flash di sorrisi e sguardi pieni di sicurezza: “Quando c’è papà non devi avere mai paura”. Questo le ripeteva specchiando le sue speranze negli occhi della figlia.
Quella certezza dentro la memoria e la sua audacia tenevano in vita Joan, guidandola con coraggio nelle odissee infinite di ogni giorno.
“Ciao mamma”
“Ciao mio amore, tutto bene?”
“Si. Vieni abbracciami”.
“Arrivo, fammi sistemare le cose”.
“Mamma voglio un abbraccio, vieni dai” quasi implorò Mary.
Joan si avvicinò con amorevolezza e strinse a se quel batuffolo di capelli biondi, sfiorandole poi il viso con le mani per farsi sentire con più forza.
“Mamma ti voglio tanto bene, non mi lasciare mai”
“Mary non ti lascerò mai. Staremo sempre insieme piccola mia” disse Joan togliendosi il cappotto logoro.
Le prese la piccola mano guidandola verso la cucina, più malandata che umida, cercando di organizzare un pasto caldo per la sua piccola Mary.
In realtà Joan non era sua madre.
Abbandonata in fasce, non fu mai chiaro come la piccola Mary perse la vista, se già in culla, oppure successivamente a opera di qualche malattia senza nome. Presumibilmente fu lasciata dai suoi genitori fuori l’Abbazia di Westminster, dove venne tenuta sino all’arrivo casuale di Matt Brown.
L’incontro con Joan ebbe in se peculiarità magiche, un amore a prima vista, che trasformò le due in una coppia praticamente indivisibile. Da allora Mary riconobbe Joan come sua unica e insostituibile mamma, con una tenerezza tale da farle spesso dimenticare di non essere la sua genitrice.
La presenza di Mary rese più dolce la solitudine di Joan, la quale contraccambiò con un affetto cosi avvolgente, da trascinare il buio mortale dove la cecità l’aveva costretta a vivere per sempre, in un mondo pieno dei colori dell’amore, molto vicini a quelli che solo una mamma può spontaneamente garantire.
“Mamma hanno bussato”.
“Sarà Tommy, però mi sembra presto”.
“Ha detto che mi portava un regalo”.
“Smettila di bussare, ti apro, disse a mezza voce Joan.
“Ciao amore,” disse Tommy mentre si asciugava il viso dall’acqua.
“Potevi aspettare ancora un po’, se ti vedono salire potrebbero insospettirsi,” ribadì Joan tornando in cucina.
Tommy le afferrò la mano e la tirò a se per abbracciarla.
“Dai andiamo a mangiare, fermati, c’è Mary che sta cenando”.
Joan riuscì a malapena a finire la frase, che l’abbraccio si trasformò in un bacio da non poter attendere altro tempo, non desiderava tregua ma solo passione.
“Tommy vieni? Tommy mi coccoli?” Chiese pacatamente la morbida voce di Mary, proveniente dalla cucina.
“Arriviamo piccola mia,” rispose Joan.
Tommy si soffermò a un soffio da Joan, la osservò quell’infinito istante per rubare al creato quei due occhi blu galleggianti, su un impercettibile apostrofo rosa appena sopra il cuore rosso, della sua maliziosa bocca.
Joan cercò le mani di Tommy, se le portò lentamente sul viso, come a coprire le percezioni di pericolo che la circondavano di continuo. Cercava il suo respiro, e sopra i loro battiti di cuore, sognava corse senza meta, sorrisi di felicità e un fuoco dove parlare dei loro sogni nelle notti di grande freddo.
Era passione esplosiva, amore eterno, gentilezza innocente sotto una pioggia battente, che difendeva dalle paure del mondo le loro speranze di tenerezza.
“Mary ho un regalo morbidoso per te!” Esclamò con un sorriso Tommy Ward, sistemandosi i lunghi capelli neri.
“Sììììì, è morbidissimo,” rispose con un gran sorriso Mary.
Joan li osservò in silenzio mentre giocavano. Era con chi amava. Era felice. Era libera.
Fu l’ultima notte che passarono tutti assieme.
Pioveva.
L’opera è depositata ai sensi dell’ articolo 67 , documento SIAE N°2019000222, in data 29/01/2019


Fantastico. Aspetto…😜
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Sabrina a presto! 😍
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Interlocutorio, ma molto utile la ricostruzione storica del periodo! 🙂
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Grazie Alessandro😊 il periodo storico serve per comprendere il proseguo della storia. E qui mi taccio😄Perché solo leggendo il seguito saprai!
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Lo sospettavo 😜
(mi piacciono molto i romanzi storici, quindi…)
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Allora sei nel romanzo giusto Alessandro 🤗😇😇😇
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ottimo! 🙂
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