Duodecem Liber-Dies Secundus-Ignoscere

DUODECIM LIBER

Washington D.C. – Gallaudet University – 12 gennaio 2018 ore 23.39

“Vieni Julien, andiamo sopra,” disse Peter invitandolo a salire nell’ufficio di Albert.

“Volevo conoscere il Cardinale,” obiettò Peter voltandosi verso la fine del corridoio.

Si trovavano al piano interrato, nella zona medica riservata alle visite audiometriche, Julien aveva appena salutato Aska.

La Gallaudet University è un ente di istruzione superiore con sede a Washington D.C., che offre agli studenti sordi di tutto il mondo, la possibilità di imparare sia la lingua dei segni americana, che la lingua dei segni internazionale; unica nel suo genere, aveva la fama di assumere discipline di studio sempre nuove, laddove rispondessero ai requisiti richiesti dai metodi di insegnamento, utilizzati per i sordomuti.

Il Prof. Domm rilasciò negli anni una serie di moduli formativi di matrice storica, dai contenuti didattici molto apprezzati dai discenti, i quali dimostrarono un costante interesse per gli argomenti trattati.

Era solito proporre seminari più volte all’anno, con proposte indirizzate anche al corpo docente della Gallaudet University.

La sua dedizione e la grande competenza, gli valsero un ufficio a carattere permanente dentro l’istituto, con grande soddisfazione del Preside Prof Gary Miles, anch’esso appassionato di storia antica.

“Non credo sia il caso di disturbarlo. Il Cardinal Ascanio è da diverse ore in preghiera, per assumere le necessarie contromisure ai pericoli e alle lusinghe delle creature demoniache”.

“Ma ad Aska non succederà nulla di male?” Chiese con grande preoccupazione Julien.

“Non c’è nulla da temere, Aska è in ottime mani. È con me nella sala in fondo, ci siamo presentati. È una ragazza dolcissima,” irruppe Albert a rasserenare Julien.

“Professore ho paura. E ne ho tanta”.

“Non ne deve avere. Adesso il Cardinale cercherà di confermare quello che ci siamo detti nel pomeriggio. Ripeto, stia tranquillo, ci faremo una chiacchierata per capire cosa succede a sua figlia. Dopo l’incontro ci confronteremo tutti insieme. A più tardi”. Concluse Albert.

“D’accordo, a dopo Professore. Mi raccomando è una ragazza molto sensibile,” rispose rassegnato Julien.

“Lo abbiamo visto tutti sig. Cooper. Adesso vada nel mio ufficio con Peter e stia tranquillo, andrà tutto benissimo. La raggiungeremo appena fatto. A dopo”. Concluse Albert.

Julien si voltò per l’ultima volta verso il corridoio, che ospitava la stanza dove Aska avrebbe affrontato il protocollo previsto dal Cardinale Ascanio, anche per confermare la tesi di Albert Domm.

La chiusura della porta dell’ascensore sembrò blindare i contatti dalla realtà, formalizzando l’inizio dell’esorcismo da parte del Cardinale Alfredo Maria Ascanio, i suoi due assistenti, e dal prof. Domm in qualità di studioso nonché osservatore neutrale.

Aska era seduta al centro della sala, portava i segni di una sedazione prolungata, con occhi e riflessi allentati.

Si raccolse i capelli con un elastico, anche per combattere quella continua sensazione di sonno, mentre alle sue spalle i due collaboratori del Cardinale predisponevano degli accessori sopra un piccolo tavolo di mogano scuro.

Il Cardinale Alfredo Maria Ascanio entrò seguito da Albert, che si sistemò verso l’angolo destro della stanza.

Ascanio andò diretto vicino ad Aska osservandola paternamente per un momento.

“Buonasera Aska, sono Alfredo, è un piacere conoscerti”.

“Buonasera. È un piacere anche per me signore,” rispose stancamente Aska, con un accenno di sorriso.

“Non chiamarmi signore, sono solo Alfredo. Io, e le persone che vedi, siamo solo interessati al tuo stato di salute. Papà ha riferito che ultimamente hai difficoltà notturne. Riposi male, hai strani incubi. Raccontaci quello che ti rende inquieta, nervosa, stanca. Fallo liberamente, ascolteremo e cercheremo di capire”. Disse con grande serena familiarità il Cardinale.

“È più di un mese che soffro di una strana insonnia, per riposare sono costretta a usare dei sedativi. Papà mi racconta che sempre più spesso parlo nel sonno, con diversi fenomeni di sonnambulismo. Purtroppo, ricordo quasi nulla, se non una sensazione di malessere e nausea”.

“Bene. Puoi descrivermi con maggior esattezza qualche particolare di quei momenti?” Chiese Ascanio, facendo in modo che Aska notasse il Crocifisso in legno, che teneva nella mano destra.

Aska sembrò sfiorata da un rumore invisibile e fastidioso, che le fece strizzare gli occhi marroni e tenui come le nocciole. Il crocifisso aveva toccato qualche corda dentro il suo inconscio, era solo l’inizio. Per svegliare il mostro ci voleva ben altro che l’effige di un Cristo millenario, malandato e Crocifisso, e di questo il Cardinale ne era ben consapevole.

“Mi scusi, di tanto in tanto ho delle mancanze. Credo siano i calmanti,” disse Aska.

“Ripeto, quando sei impossessata cosa sogni?” Chiese provocatoriamente Ascanio.

Aska alzò lo sguardo cercando di capire meglio la domanda: “mi perdoni come ha detto?”

“Quando il demone maledetto che ha preso il tuo corpo si manifesta, come ti senti?” Ripetè Ascanio con decisione, alzando volutamente i toni

Aska non rispose, aveva paura. Non aveva l’esatta percezione di tutta la dinamica attorno a lei, ma aveva finalmente capito lo scopo dell’incontro: il Cardinale un esorcista, lei doveva essere liberata da qualcosa, che non era una semplice patologia medica.

“Rispondimi!” Urlò Ascanio appoggiandole il Crocifisso sulla fronte.

Aska lo guardava disorientata, rimanendo immobile. Aveva paura.

“Dio ti strapperà da questo corpo essere immondo, tornerai a bruciare nell’inferno per l’eternità. Niente ti sarà concesso su questa terra”.

Le luci al neon ebbero un sussulto, il sapore dell’aria ferma divenne aspra, i presenti alzarono lo sguardo in attesa di qualcosa o qualcuno.

Era arrivato, era lì, tra i loro timori.

Dentro lo sguardo spento e spaesato della ragazza presero improvvisamente vita due lame azzurre, mordaci e taglienti, che illuminarono la stanza semi buia e ovattata del seminterrato.

Aska squadrò uno per uno i quattro uomini presenti, lasciando per ultimo il Cardinale Alfredo Maria Ascanio, a cui dedicò un respiro pesante e rumoroso.

L’entità era salita nella realtà attraverso il corpo di Aska, al cospetto di spaesati presenti. Il Cardinale Ascanio cercò di capire cosa stesse succedendo in quel momento di trapasso della possessione di Aska, Albert affinò lo sguardo verso qualcosa di oscuro, temibile, e per certi versi fatale, con una cautela controllata.

“Chi sei?’” Chiese autorevole il Cardinale stringendo con forza il Crocifisso nella mano destra.

Aska tacque, continuando a scandagliare la stanza con un fare irrequieto, cercava qualcosa oltre i quattro uomini.

“Chi sei creatura del male?” Ripetè con più forza Ascanio.

Aska non abbandonava le sue ricerche attraverso movimenti innaturali, la sua respirazione risultava faticosa e lo sguardo sempre rivolto verso i 4 lati della sala, quelli nascosti dalla luce, ma rimaneva seduta.

Albert sistemò meglio l’apparato di video registrazione, il Cardinale fece mezzo passo verso la ragazza, i due assistenti scambiarono occhiate timorose, il tempo fluiva rallentato, aveva in sé uno strano sapore di terrore.

Di Aska era presente solo il corpo, ormai preda di qualcosa di nefasto e pericoloso di cui si immaginava la presunta provenienza diabolica

“Chi sei maledetto demonio? In nome di Dio ti scongiuro di abbandonare questa donna benedetta dal tuo Dio, dal tuo padrone!” Gridò il Cardinale, incitando gli assistenti nelle preghiere di rito.

L’essere rimase ancora immobile, spostando di scatto solo gli occhi verso la voce di Ascanio.

Il Cardinale ebbe un brivido nella schiena e istintivamente si allontanò indietro verso la porta alle sue spalle, alzando verso le due daghe blu il Crocifisso, recante l’unica difesa passiva a cui appellarsi, Dio.

Aska fece un respiro molto ampio, quasi forzato piegando la testa completamente all’indietro, esplose in una risata fragorosa, fastidiosa quanto angosciante, per poi tornare al suo mutismo dal colore azzurro.

Nel nuovo infinito silenzio i presenti incrociarono sguardi disorientati, il Cardinale si recò vicino al piccolo tavolo sulla destra per prendere dei rosari e distribuirli anche ai presenti, sapeva bene che la preghiera dei singoli si somma, amplificando gli effetti.

“Dio non è il mio padrone bastardo di merda,” recitò dal nulla con una voce cavernosa dai toni umidi e rallentati.

Ascanio prese forza, si avvicinò alla ragazza e le urlò con veemenza: “esci da questo corpo in nome di Dio, disgustoso e ripugnante essere degli inferi”.

Lentamente la creatura cercò lo sguardo del Cardinale fissandolo per infiniti attimi, quasi a studiarlo: “cosa c’è dietro quel bel nome, porco?” disse la voce infernale ricominciando a ridere in modo sguaiato.

“Esci da questo corpo essere immondo. Dio te lo ordina!” Urlò Ascanio spingendo il Crocifisso sulla fronte della ragazza, che arrestò la sua folle risata, mentre i due assistenti intensificavano ad alta voce le preghiere.

“Fai pena maiale putrido, tu e il tuo inutile Dio. Togli questa merda dalla fronte, altrimenti ti strappo il braccio”.

“Chi sei anima infernale?”

“Il padrone verrà e la prenderà. Il padrone verrà presto, molto presto. Il padrone ti farà bruciare agli inferi assieme a lei, depravato maniaco. In questa notte tu verrai con me dal padrone,” concluse la ragazza con un’altra satanica risata, abbassando la testa a peso morto, come fosse svenuta.

Ascanio si avvicinò toccandola con un rosario, ma non accennò nessuna reazione.

Il corpo di Aska era immobile, i capelli ormai completamente sciolti le coprivano le gambe, la respirazione era tornata silenziosa. Il mostro era scomparso nel nulla.

È andato via,” disse Ascanio incrociando lo sguardo attonito di Albert, indicando ai due ragazzi di interrompere le preghiere.

La sala improvvisamente si riappropriò di un equilibrio emotivo messo a dura prova da un’entità infernale, dove si perdevano i contorni circa la sua natura, energia e soprattutto finalità.

Il Cardinale Ascanio si ritirò silenzioso, era molto stanco anche se l’esorcismo fu di breve durata. L’entità aveva assorbito quasi del tutto le sue energie fisiche e mentali, non mostrando segni di cedimento o ambiguità. Non era sicuro fosse un demone o un’anima dannata, sicuramente era ermetico nel dialogo, limitandosi a fare riferimento a un padrone.

Lo spirito maligno aveva preso possesso del corpo, lasciando libera l’anima, la quale continuava a essere autonoma ed ermetica a qualsiasi aggressione demoniaca, ma anche lei prima o poi, avrebbe ceduto alla furia del male.

Aska aveva mostrato eccesso di furia, voce piena di odio e rabbia, rovesci di pupille e perdita di conoscenza. La possessione era ormai certa, ma emergeva una singolarità: lo spirito faceva un preciso riferimento a un “padrone” che sarebbe sopraggiunto. Nella sua lunga esperienza il Cardinale Ascanio non aveva mai affrontato un demone che facesse riferimento a un altro demone, presumibilmente più forte e potente, che sarebbe sopraggiunto nel corpo della posseduta in un secondo tempo.

Un comportamento singolare su cui non aveva nessun riscontro passato, e molte domande a cui rispondere insieme a Albert.

Adesso doveva riprendere fiato e coraggio. Il demone era determinato, non temendo più del dovuto la presenza di Dio.

E questo era molto strano.

Doveva rivedere la registrazione e confrontarsi con Albert, comprendere l’origine della possessione, con i futuri imponderabili e preoccupanti sviluppi. Aska doveva essere liberata da quell’essere malvagio arrivato dal punto più oscuro delle nostre umane paure.

Aska stava per riabbracciare Julien, accompagnata da Albert. Era stremata, e per la prima volta consapevole degli eventi. La sua mente cominciò a tornare a Bethlem. Molte risposte, forse, erano sepolte in quel tempio storico.

L’opera è depositata in base all’articolo 67, SIAE N° documento 2019000222 in data 29/01/2019

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